Tuesday, November 10, 2009

FEDERICO PLATANIA "IL PRIMO SANGUE", recensione di Ettore Mosciàno.

IL PRIMO SANGUE”, secondo romanzo di Federico PLATANIA dopo “BUON LAVORO – 12 storie a tempo indeterminato”, del 2006. Platania analista dei comportamenti, dei rapporti sociali, delle psicologie del disagio. Esigenza di normalità, nell’accezione di serenità nel vissuto sociale.
Editrice Fernandel di Padova, 2008, 123 pgg., 12 euro.
_______________________________________di Ettore Mosciàno













Federico Platania







"Il primo sangue" ha una sapiente costruzione d'atmosfera noir, con un serio coinvolgimento emotivo. Solo apparentemente la scrittura può risultare divertente nel suo percorso. Platania sa ironizzare il parlato con le cadenze dialettali, le frasi smozzicate. Ma nel romanzo vi è una quasi surreale e puntigliosa orchestrazione di avvenimenti che, ripetendosi quotidianamente, tra personaggi agenti nel disagio sociale, individua e centralizza, con l'agire dei suoi protagonisti, focolai di conflitti psicologici e di istinti repressi, drammi generazionali, socialità al limite di sopportazione e del vivibile, fino alla tragedia conclusiva. Federico Platania scrive per dire ciò che è possibile accada in una apparente e naturale routine quotidiana, che ha invece al suo interno, l'esplosione nel "primo sangue".
Fabio, Andrea, Maurizio, lo spaventevole e rabbioso cane lupo che s'incontra tutti i giorni lungo la strada che porta al lavoro, la misteriosa villa signorile in cui vive un giovane con cui Andrea riesce a fare amicizia, fino a diventarne confidente e complice.

Federico Platania ha la grazia e la sensibilità di saper osservare e ascoltare la gente e lo rivela dando letterariamente voce ai suoi personaggi, ai loro circuiti mentali, alle loro ossessioni, ai luoghi comuni, alle cadenze linguistiche, molto pragmaticamente. L'intercalare del linguaggio parlato, le ripetizioni delle espressioni insistite e dei concetti, modificati solo in parte minima, per denotare la realtà della comunicazione spontanea nelle atmosfere vissute del quotidiano. Le manie, le fissazioni, le paure, i sospetti, i timori che ognuno prova quando non ci si sente sufficientemente sicuri e protetti. Uno scrittore fisso sui particolari, che giuoca nel mostrare le deviazioni, il passaggio, l'altalena dei sentimenti e delle volontà . L’umana routine di giovani lavoratori che intrecciano le loro vite in turni di lavoro, incontri di persone ai banchi di ristorazione. Colloqui rapidi. Uno scrittore che ha l'ironia in punta di penna.

Il cane e la villa, due simboli che riappaiono spesso nel libro. L’animale, la paura inaspettata che si può provare nella tensione quotidiana, la paura di ciò che potrebbe assalirci; presenza ossessiva, del male nascosto che può presentarsi al’improvviso, devastando la nostra tranquillità, dandoci il sussulto. E la villa, la misteriosa e grande abitazione con il parco: apparentemente inabitata, ma custodita dall’aggressivo cane che ringhia ed abbaia dietro le sbarre; edificio e luogo simbolico del misterioso che sta oltre noi, che costantemente incuriosisce, che nasconde l’incertezza e un dubbioso nostro sapere. Due simboli di una negatività quotidiana che può incombere, ed è sospesa nell’aria e nel nostro pensiero; ed alla quale tutti, vivendo, siamo sottoposti e sospesi, in modo cosciente o nel nostro inconscio.
Il titolo del libro lascia già presagire la ripetizione, o la serialità di fatti di sangue, dopo quello che si è consumato. Ed anche qui, la sospensione e l’attesa, la possibile intenzione futura della ripetizione dell’ atto criminoso fanno la loro parte sul lettore; e sono segni dentro la realtà in cui tutti viviamo. Realtà in cui l'atto criminoso tragicamente avviene in nome di un odio di classe, nel nome di una rivendicazione di presunti diritti non ricevuti e goduti, nel nome e nell'ambiguità di un'amicizia tanto sentita quanto sospetta, nel nome del dio denaro che alletta le menti deboli e quelle spregiudicate, entrambe capaci di compiere qualsiasi azione pur di avere quel dio a disposizione, rapidamente e in breve tempo.

Originale introduzione delle prime pagine con la descrizione del mondo "pieno d'insetti" e "la casa con l'odore di sapone, dei panni stesi messi ad asciugare". E, più avanti (pag.14): "Il cane era praticamente attaccato all'inferriata con tutto il suo corpo, la lingua e i denti erano aggrappati al ferro e con le zampe e la coda mulinava" .

Un'altra frase estrapolata dal testo (pag. 114):"la luce del mattino è meravigliosa, mi entra nel cuore e lo divora"; questa, però, è un'altra atmosfera, che ci auguriamo di vedere sviluppata in Federico Platania nei prossimi libri.

Atmosfere e scritture di questo romanzo di Federico Platania ricordano e "s'inseriscono" nei racconti di un grande Cornell Woolrich, nel suo "New York Blues". Entrambi gli autori hanno conservato “ramificazioni” di Edgar Allan Poe e della sua dottrina.

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Monday, November 09, 2009

MARCO LO RUSSO nello spettacolo "QUALCHE VOLTA IO BALBETTO"

Serata densa di sorprese musicali ed interviste, quella dedicata allo spettacolo "Qualche volta io balbetto" al TEATRO ORIONE di Roma, per iniziativa dell'Associazione Italiana Balbuzie e Comunicazione (ALBACOM ONLUS), nella ricorrenza annuale dell'INTERNATIONAL STUTTERING AWARENESS DAY 2009. Regia di Andrea LOMORO ed organizzazione di Cristina Di Giambattista.

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di Ettore Mosciàno

(cliccare sulle immagini per ingrandirle. Foto di Riccardo Piva)


Il sorprendente attore di cinema e teatro, Filippo TIMI, ha aperto la serata con una fantasmagorica affabulazione e con una parodia di se stesso balbuziente, ridandoci esperienze e difficoltà incontrate nell'infanzia, a scuola e tra familiari allora, ma anche quotidiane esperienze della sua balbuzie, quasi completamente superata oggi, con determinazione, nello svolgimento del suo lavoro in teatro e nel cinema.






L'attore Filippo Timi e Daniele Bocciolini, presentatore (foto di Riccardo Piva).



Serata molto piacevole. Interviste e canzoni con Simone Cristicchi e Niccolò Fabi, l'esibizione nella danza moderna del noto coreografo e ballerino Kledi Kadiu, il bravo e divertente pianista Giovanni Mirabile, eclettico nei suoi umori e nelle performances; ed ancora, Andrea Perroni e Eleonora Scopelliti. Tutti artisti professionalmente preparati e gioiosi di partecipare e dare un contributo all'evento di beneficenza. Presentazione del chiaro e spigliato Daniele Bocciolini.


Il Maestro Giovanni Mirabile (foto di Riccardo Piva)




(Marco Lo Russo alla fisarmonica con i maestri di ballo Daniela Ayala e Simone Di Pasquale. Foto di Riccardo Piva).

Il Maestro Marco Lo Russo, con la sua fisarmonica, ha come sempre mostrato distinzione e raffinatezza per la sua alta qualità di esecuzione musicale. Egli ha accompagnato i due noti e spettacolari maestri di ballo, Simone Di Pasquale e Daniela Ayala, in avvincenti e sensuali coreografie di tango. Grande conoscitore dei generi e del linguaggio musicale internazionale, Marco Lo Russo ha capacità di racchiudere e rilanciare con originalità tutta sua, attraverso i suoni della fisarmonica, le culture musicali delle diverse etnie, ma soprattutto quelle latino-americane e d'area mediterranea; su tali culture, sappiamo che il Maestro ha già inciso diversi CD e riprese video, materiali presenti in YouTube e in altri siti musicali su Internet.




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