Monday, May 11, 2009

KHAČATURJAN (ARAM IL’IČ), COMPOSITORE RUSSO( Tbilisi, Georgia-Russia, 1903-1978)

Uno dei grandi padri della musica etnica russo-armena. Controverso compositore nella sua epoca per adesione politica, ma di acclarata fama internazionale. Spirito acceso di passione per la danza popolare, della strumentazione dai forti timbri, ma anche raffinato scrittore di armonie e melodie suadenti e coinvolgenti.
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di Ettore Mosciàno




Aram Il’ič Khačaturjan


La moglie di Khačaturjan, Nina Makarova, pianista e compositrice


Musicista russo-armeno, compositore e direttore d’orchestra tra i più conosciuti in Armenia; armeno d’origine, sebbene nato a Tbilisi capitale della Georgia, in Russia.

Khačaturjan è rimasto sempre molto legato e immerso nello spirito dell’Armenia e nella musica popolare della regione. Tutta la produzione musicale di Khačaturjan rivela un’ansia costante di esplorare e restare nell’eredità culturale del suo Paese.

Nato da una famiglia di modeste condizioni economiche aveva rivelato fin dall’infanzia il suo amore per la musica.
Ha scritto sinfonie e molta musica per orchestra, concerti per pianoforte, per violoncello, per violino, musica da camera, musiche di scena e per film.

Ha cominciato a studiare musica seriamente solo a 19 anni, con i corsi di violoncello e composizione alla Scuola di Musica “Gnesin” di Mosca, dal 1922 al ’29. Ha frequentato nello stesso tempo la facoltà di scienze.
Ha perfezionato la sua preparazione musicale al Conservatorio, dal 1929 al 1934; per la composizione con il maestro Mjaskovskij e per l’orchestrazione con il maestro Vasilenko.
L’educazione musicale strettamente classica del Conservatorio non ha impedito al giovane di avere una sua originalità compositiva, introducendo in modo adeguato e convincente il folclore armeno in tutta la sua musica. Tutto ciò ha contribuito a dare al compositore un suo stile particolare che gli è stato ampiamente riconosciuto. La musica popolare conosciuta da Khačaturjan aveva provenienze diverse; si notano nelle sue composizioni contaminazioni musical-etniche di provenienza georgiana, azerbeigiana, russa, ucraina ed anche liturgica occidentale (nel “Dies irae”); ma rispecchia soprattutto la sensibilità e lo spirito del popolo armeno.

Nel 1934 egli ha scritto una “Sinfonia” destinata a celebrare il quindicesimo anniversario dell’entrata dell’Armenia nella repubblica dei Soviet.

Il suo talento è stato subito riconosciuto, in patria così come all’estero, già dalle sue prime composizioni: il “Concerto per piano” (1936) e il “Concerto per violino” (1940), quest’ultimo scritto per il grande violinista russo David Oistrakh e dallo stesso eseguito.
Il “Concerto per piano” portava nella musica di Khačaturjan la felice fusione tra notazioni orientaleggianti e le grandi espressioni della musica occidentale.

Ha scritto e musicato “Poema a Stalin” per coro e orchestra (1938). Decorato dell’”Ordine di Lenin” nel 1939.

Il primoPremio Stalin” gli fu assegnato anche nel 1941 per il ”Concerto per violino” (del 1940).
Dal 1939 al 1948 è stato presidente sostituto dell’Unione Compositori Sovietici.
Ha avuto il “Premio Stalin” anche nel 1943, nel 1946 e nel 1950. “Premio Lenin” nel 1959.
Non ancora del tutto chiarita la sua posizione culturale e politica rispetto al partito comunista sovietico. Amara constatazione il fatto che abbia scritto e dedicato la sua musica a personaggi della politica dittatoriale in U.R.S.S.

Il 19 dicembre 1942, nella cittadina di Molotov, la compagnia del Teatro Kirov eseguì il balletto “Gayaneh” e, poco dopo, il compositore fu insignito del secondoPremio Stalin” (1943).
L’Unione Sovietica, in quel periodo, imponeva all’arte una funzione celebrativa della nuova realtà socialista. L’esaltazione del folclore musicale delle province russe diede a Khačaturjan la possibilità di divenire uno dei musicisti di maggior rilievo.

Nel 1948, a dispetto del fatto che fosse nell’esecutivo dell’Unione Compositori Sovietici e che avesse scritto l’Inno Nazionale Armeno, avesse onorato Stalin e il partito con il “Poema a Stalin” (nel 1938), avesse composto ”Ode per il funerale di Vladimir Ilych Lenin”, Khačaturjan si ritrovò accusato e denunciato dalla Commissione Centrale del Partito Comunista, assieme a Shostakovich, Prokofiev e Miaskovsky, per avere una cultura di composizione “formalista”. Fu interrogato e,
diversamente da tanti altri intellettuali e artisti dell’epoca, rilasciato.

Dal 1951 ha insegnato al Conservatorio di Mosca e alla Scuola di Musica di Gnesin.

Egli diceva: “Stare nelle tradizioni di un popolo per tirare fuori da esso le risorse inesauribili della sua arte, per esprimerne i valori, non è la finalità di ogni vero artista? Sono cresciuto in un ambiente ricco di musica popolare; la vita della gente…le loro gioie e le sfortune, i colori della natura dell’Armenia, dell’Azerbaijan e della Georgia, con le melodie popolari musicate e cantate…Tutto questo ha lasciato in me una profonda impressione”. “Per me, l’arte di condurre ha una grande attrattiva, per molte ragioni. Principalmente, perché io ho sempre eseguito musica da giovane; secondariamente, per l’opportunità che si ha e la fascinazione che si prova nell’estrarre il suono delle proprie composizioni da ogni strumento dell’orchestra; infine, la conduzione è una forma di associazione, la più ampia, di condurre da sé le proprie composizioni, dopo aver ascoltato diverse altre piccole orchestre suonarle in teatro”.
Khačaturjan è stato chiamato a dirigere in numerose città del mondo. Ha cominciato a dirigere nel 1950, rivelando le sue capacità artistiche, le sue brillanti doti di esecuzione, forte volontà creativa, capacità incredibile di una matura professionalità.

La sua natura dinamica e la facile comunicativa con le persone ebbero sempre una positiva rispondenza in tutti i suoi viaggi all’estero. Diceva sempre di aver trovato nuovi amici. Incontri interessanti per Aram Khačaturjan furono quelli con la regina del Belgio, la regina Elisabetta, il Papa Giovanni XXIII, Jean Sibelius, Arturo Benedetti Michelangeli, Ernest Anserme e Nadia Boulanger, Charlie Chaplin, Sophia Loren e Ernest Hemingway.

Tantissimi i luoghi in cui Khačaturjan si è esibito, sempre con successo, intrecciando relazioni culturali internazionali: Praga, Varsavia, Berlino, Sofia, Budapest, Vienna, Parigi, Roma, Bruxelles, Londra, Helsinki, Lipsia, Salisburgo, Reykjavik Washington, New York, Chicago, Tokyo, Cairo, Beirut, Montevideo, Buenos Aires, Guadalahara, Caracas, Havana, Mexico, Osaka, Nagasaki, Kyoto, Alessandria, Liegi, Cordoba, Lussemburgo, San Paulo, Manchester, Bologna, Acapulco, ed ancora altre città .

LA SUITE D’ORCHESTRA “MASQUERADE” E I BALLETTI “GAYANEH” E “SPARTACUS”.

Nel 1944 scrisse una suite per orchestra dal dramma in 4 atti “Masquerade” dello scrittore russo Michail Jurevic Lermontov (1814-1841). Le azioni di tale dramma si svolgono in San Pietroburgo durante un ballo in maschera con esiti drammatici.
Il “Valzer”, la “Mazurca” e il “Galop” con i loro caratteristici ritmi fanno parte dei 5 movimenti della “Suite” estratta da “Masquerade”. Un “Notturno” riporta equilibrio e distensione sentimentale nell’opera, in cui si notano richiami e influenze da Cajkovskij.
Come Cajkovskij (1840-1893), Khačaturjan era un appassionato della danza. E, a tale proposito, egli diceva: “Io considero la danza la maggiore forma d’arte. Come l’opera, la danza rappresenta una sintesi delle arti”.
La prima composizione musicale di Khačaturjan per un balletto è stata l’opera “Gayaneh”(1942).
Nell’opera, l’azione avviene in Armenia, in un kolchoz, cooperativa agricola per la lavorazione del cotone, dove una giovane ragazza contadina, Gayaneh, è maltrattata da un marito ubriacone e perfido, Giko che, ostile al regime socialista, incendia i raccolti. Giko sarà scoperto da un capo pattuglia che rivela il suo amore a Gayaneh e la sposa.
Dall’opera totale, più tardi, Khačaturjan estrae tre ‘Suites’ a sé stanti isolando alcuni momenti caratteristici dell’opera. Nella terza di queste ‘Suites’ troviamo la “Danza delle sciabole”, la “Danza d’Aicha”, la “Danza delle fanciulle”, la “Danza dei Kurdi”, la “Berceuse”, la “Danza dei giovani Kurdi” e l’altrettanto brillante “Lesghinka”. Un esempio musicale eclatante dello stile compositivo di Khačaturjan in cui il folclore orientale è combinato con una lussureggiante orchestrazione.
Il balletto fu allestito per la prima volta a Perm, nel 1942, ed ebbe subito successo. Il breve pezzo della “Danza delle sciabole”, con il suo frenetico ritmo, fu sufficiente da solo a dare successo al balletto. Le altre notazioni rivelano un miscuglio di stili che includono una armonizzazione tradizionale, come nella “Danza delle giovani fanciulle”, ed un folclorismo esotico e molto ritmato, con suono accelerato e molto suggestivo dei numerosi tamburi, come in “Lezghinka” o nel “Gopak” in cui i danzatori “volanti” saltano toccandosi con le mani la punta dei piedi.

Seguendo questo successo iniziale, Khačaturjan preparò il suo secondo balletto, “Spartacus”, che completò nel 1954.
Soggetto del lavoro è la rivolta degli schiavi romani, guidati da Spartacus, che combattono contro il governo di Roma, nel 71 a.C.
Il libretto era stato scritto da Nikolay Volkov, il quale si era basato sui racconti storici di Plutarco.
Spartacus” è un’ampia partitura fiume, in 4 atti, con tutti gli ingredienti del dramma storico, delle classi oppresse (gladiatori, schiavi e pastori), contro l’Impero Romano, simboleggiato dalla figura del comandante Crasso, protettore della bella danzatrice greca Aegina. Il balletto ha inizio con il trionfo di Crasso in Tracia. Astride con il suo carro capeggia una processione di prigionieri di guerra, tra i quali sono Spartaco, sua moglie Frigia e il giovane Harmodius. La seconda scena si svolge in un mercato di schiavi a Roma, con gran movimento di soldati per le strade. All’energia e al ritmo della “Danza delle schiave greche” fa seguito la “Danza egiziana” con le sue linee melodiche e seducenti. Aegina attraversa questo mercato romano e, affascinata dalla bellezza dello schiavo in vendita Harmodius, lo compra per trascinarlo come suo partner in danze lascive con le quali fare un regalo al suo protettore. Spartacus combina una rivolta degli schiavi con i quali attacca la villa di Crasso, interrompendo la festa organizzata da Aegina. All’inizio della festa un “pas de deux” per due danzatori (“Introduzione” e “Danza di Aegina e Harmodius”), che danno vita a scene dai ritmi ad intensità incalzante. Le baldorie della sera sono bruscamente interrotte dall’assalto dei ribelli e ciò viene descritto nel tema “Vittoria di Spartacus”. Il terzo atto si svolge nell’accampamento di Spartacus, dove i ribelli, liberato Harmodius, aspettano prima della battaglia finale. L’ ”Adagio di Spartacus e Frigia”, in cui i due innamorati gioiscono per la ritrovata libertà, è notevole per l’appassionato lirismo e il vibrante romanticismo. La “piece” raggiunse, in Inghilterra, i primi posti nelle graduatorie musicali, nel 1970, dopo essere stata usata come colonna sonora, dalla BBC, nella serie “The Onedin Line”.
L’opera “Spartacus”, in 4 atti, è stata ridotta dall’autore, in un secondo tempo, a tre “Suites” che racchiudono i temi essenziali della composizione. Con ciò, Khačaturjan estese la tradizione del balletto russo aggiungendo il suo nome a quello di Tchaikovsy, Stravinsky e Prokofiev.
Il balletto “Spartacus” portò a Khačaturjan il “Premio Lenin” nel 1959.

La musica di Khačaturjan, nonostante fosse nata negli anni ’30, arrivò in Occidente soltanto dopo la guerra. Ebbero subito successo il “Concerto per piano”, “La Danza delle sciabole” e le “Danze Armene”.
E’ autore di 3 sinfonie per orchestra, concerti per violino, musiche di scena per “Macbeth” e “Re Lear” di Shakespeare (1934), per “La Vedova di Valencia” di Lope de Vega (1940), “Maskarad” di Lermontov (1941), “L’orologio a carillon del Cremlino” di N.Pogodin (1942), “L’avanscoperta” di A. Kron (1943). Ha composto un “Poema sinfonico per organo e 15 trombe” (1947), “Fantasia russa” (1944), “Valzer coreografico” (1944), “Poema festivo” (1950), “La battaglia sul Volga” (1950), “La questione russa” (musica per film, del 1951), “Valzer da concerto” (1955), “Ouverture di saluto” (1959), Concerti per pianoforte, per violino, per violoncello, concerti-rapsodia per violino, per violoncello, per pianoforte (tutti tra il 1936 e il 1965), una “Composizione jazz” per clarinetto (del 1966, per Benny Goodman), “3 Pezzi per bambini” (1954), “Le fantasticherie dei bambini” (1949) e diverse altre cose.
Aram Khačaturjan va considerato uno dei personaggi più rappresentativi della musica del XX secolo.

Molte le celebrazioni in onore di Khačaturjan. A Yereven (Armenia), si tiene una Annuale Competizione Internazionale proprio nell’edificio dedicato al musicista, la Khačaturjan Concert Hall, con concerti di gala e premiazioni, per violinisti e pianisti. Davanti a questo edificio una scultura di Aram Kačaturjan.
Nel centenario della nascita del compositore (2003), è stato pubblicato “Aram Khačaturjan nelle mie memorie” di Yerjanik Karapetyan: un ampio saggio di materiale documentaristico contenente una moltitudine di fatti interessanti sulla vita e sulla creatività di Khačaturjan, ma anche su altri autori-artisti vissuti in quel periodo.

Il 10 luglio di ogni anno, migliaia di danzatori partecipano ad un ”Festival della Danza” senza precedenti, di fronte al tempio pagano di Garni; i tantissimi ballerini hanno affermato che ogni anno non possono fare a meno di partecipare a questi grandiosi festeggiamenti pro Khačaturjan, con i balletti “Gayaneh” e “Spartacus”.
Quaranta compagnie di danzatori, migliaia le unità di ballerini.

Concerti nel giorno della nascita del compositore, il 6 giugno, si tengono nella hall dell’American University of Armenia, da parte della Armenian Philarmonic Orchestra, diretta da E. Topchyan.

Nel 2008, a Mosca e San Pietroburgo la “State Chamber Orchestra” dell’Armenia, diretta da Aram Karabekian, ha tenuto concerti con musiche di Khačaturjan.

Il Centro Medico degli Armeni Americani di Whashington, con il supporto dell’Ambasciata d’Armenia degli USA, ha organizzato concerti di beneficenza a cui hanno preso parte artisti di fama mondiale.

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ITZHAK PERLMAN, VIOLINISTA: RARO TALENTO, CHARM E UMANITÀ, GIOIA DI FARE MUSICA.

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di Ettore Mosciàno




Itzhak Perlman





Maestro tra i primi a livello mondiale, anche direttore d’orchestra e fondatore, nel 1995, della Scuola di musica “Perlman Music Program”, a Shelter Island (New York).

Nato a Tel Aviv nel 1945, all’età di quattro anni è stato colpito dalla poliomelite. Usa le crucce ed uno scooter per muoversi. Suona il violino stando seduto. Si appassionò al violino ascoltando un brano di musica classica alla radio.

Ha studiato all’Accademia di Musica di Tel Aviv e poi è andato negli Stati Uniti per studiare alla “Juilliard School”, avendo come maestri Ivan Galamian e la sua assistente Dorothy Delay.
Ha avuto il suo debutto alla Carnegie Hall nel 1963 suonando un pezzo di Wienawski in Fa diesis minore. Nel 1964 ha vinto il prestigioso Leventritt Competition. Successivamente inizia a fare tournée molto lunghe.

Ha suonato con i più grandi direttori e musicisti del mondo: John Williams,
Daniel Barenboim e la English Chamber Orchestra, Zubin Metha e la New York Philharmonic Orchestra, Seji Ozawa e la Boston Symhony Orchestra, Lawrence Foster e la Royal Philharmonic Orchestra, André Previn e la Houston Symphony Orchestra, con James Levine direttore e maestro al Metropolitan di New York, con Jurij Temirkanov direttore russo della Filarmonica di Leningrado e dell’orchestra del Teatro Kirov.


Itzhak Perlman



Concerti e registrazioni in compagnia di altri famosi strumentisti, spesso con
il pianista Vladimir Ashkenazy, con Samuel Sanders (pianista), Bruno Canino (pianista), Lynn Harrell, Pinchas Zukerman (violinista), il violoncellista Yo-Yo Ma, la soprano statunitense Jessye Norman, e molti altri.

Dopo il debutto alla Carnegie Hall di New York, nel 1963, in Europa si diffuse ben presto la notizia di un’era nuova e straordinaria per il suono del violino. Perlman aveva appena compiuto18 anni ed il suo virtuosismo ed il rigore degli studi musicali, l’eccezionale interprete e il suo talento, erano senza eguali nel secolo.

Più tardi il giovane violinista ha ampiamente dimostrato di essere un monarca musicale per le sue rare qualità, senza mai assumere caratteristiche di stravolgimento, ma pacificamente e con grande naturalezza e spontaneità, sempre ricevendo espressioni entusiastiche da parte del pubblico, sia per le sue performances artistiche sia per la simpatia personale.

In aggiunta ad una carriera ampia di registrazioni, è stato più volte ospite nella televisione americana.
Come insegnante, dal 1975 ha avuto un incarico al Conservatorio di Musica del Brooklyn College. Nel 2003 è stato nominato alla Cattedra della Fondazione Dorothy Richard Starling per gli studi di violino nella Juilliard School, succedendo alla sua insegnante Dorothy Delay.

Pur non avendo una qualifica come cantante lirico, nel 1981 ebbe un ruolo di “Carceriere” nella registrazione per la EMI nella “Tosca” di Puccini, con Renata Scotto e Renato Bruson, diretti dal maestro James Levine; e, prima ancora, nel 1980, aveva cantato con la voce di basso in un Concerto di Beneficenza, con Luciano Pavarotti e Zubin Mehta alla direzione della New York Philharmonic.

Nel 1987 Perlman si unì alla Israel Philharmonic Orchestra per concerti a Varsavia, Budapest ed altre città dell’Est; nel 1990, è con la stessa orchestra per concerti a Mosca e Leningrado, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Čajkovskj (1840-1893); poi, in Cina ed India.

Oltre alle numerose registrazioni di musica classica, Perlman ha anche suonato jazz (un album con il pianista jazz Oscar Peterson) e musica klezmer (musica e danze etniche israeliane).

Il 1993 è stato no degli anni più felici per la carriera artistica di Perlman. La prestigiosa collaborazione con il direttore d’orchestra John Williams nell'esecuzione della musica per il film “Schindler List” che ha ricevuto poi l’Academy Award. La colonna sonora ha avuto risonanza ed apprezzamenti in tutto il mondo.
Più recentemente, Perlman ha registrato musiche per il film “Memorie di una Geisha” (2005) con il violoncellista Yo-Yo Ma.

Egli suona su antichi straordinari violini: il ‘Soil Stradivarius’ del 1714, considerato uno dei più preziosi violini costruiti durante il periodo d’oro degli Stradivari, e il ‘Sauret Guarneri del Gesù’ del 1743. Ha suonato anche un
“General Kyd Stradivarius” del 1714 ed un “ex-Kreisler Bergonzi” del 1740.

Nell’ultimo decennio Itzhak Perlman ha iniziato a dirigere come ospite conduttore principale alla Detroit Symphony Orchestra. E’ stato consigliere musicale della Saint Louis Symphony Orchestra dal 2002 al 2004. Nel novembre del 2007, la Westchester Philharmonic lo ha nominato direttore artistico e Primo Direttore . Il suo primo concerto in questo ruolo l’11 ottobre 2008, con l’inizio di un programma All-Beethoven: pianista Leon Fleisher, in cui venne eseguito la Nona Sinfonia (“Concerto per l’Imperatore”).

Ha partecipato con il direttore John Williams alla cerimonia di insediamento del presidente americano Barak Obama (2009), in compagnia del violoncellista Yo-Yo Ma, di Gabriella Montero al piano e Anthony Mc Gill al clarinetto.

Perlman risiede a New York con sua moglie Toby, anch’essa esperta violinista. I coniugi hanno cinque figli.

Onorato con la “Medal of Liberty”, nel 1986, dal presidente americano Reagan, e nel 2000 con il "National Medal of Arts" dal presidente Clinton.
Nel 2003 ha ricevuto il “Kennedy Center Honors”. Nel 2007 è chiamato a suonare alla Casa Bianca in una cerimonia alla presenza della
Regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Numerosi i premi “Grammy Award” nei diversi anni, come solista e con orchestre.

Le sue performances e le incisioni abbracciano tutto l’arco storico delle composizioni per violino (da Arcangelo Corelli a Giuseppe Tartini, Niccolò Paganini, Antonin Dvorak, Fritz Kreisler, Pablo de Sarasate, Igor Stravinskij, Henryk Wieniawski); e musiche di Manuel De Falla, Sergei Rachmaninov, Pyotr Tchaikovsky, Wolfgang A. Mozart, Isaac Albeniz, Maurice Ravel, Manuel Mendelsshn-Bartholdy, Alban Berg e molti altri compositori contemporanei.

Conosciuto per la sua brillante tecnica, l’interpretazione diretta e la grande precisione, Perlman è stato, ed è, un estimatore di grande affetto per il suo celebre predecessore, il violinista e compositore austriaco Fritz Kreisler (1875-1962).



1 - Itzhak Perlman nel doppio CD “Encores” della EMI classics.







Così è dimostrato nel doppio CD “Encores”, della etichetta ‘EMI classics’. Perlman è accompagnato al pianoforte da Samuel Sanders, ed assieme, i due musicisti percorrono una gran carrellata di pagine delle suonate per violino: Corelli, Tartini, Mozart, Paganini, Penderewski, Tchaikovsky, Dvorak, Albeniz, De Falla, Rachmaninov e molte suonate per violino del viennese Fritz Kreisler, a cui Perlman ha guardato sempre con grande predilezione e prossimità spirituale facendone, con le sue letture ed interpretazioni, un ritratto musicale ricco e vario.
Registrazioni di omaggio alla vita artistica di tanti maestri e alla lunga tradizione dei violinisti-compositori, iniziata da Arcangelo Corelli (1653-1713).

Dal CD “Encores” si possono ascoltare del compositore austriaco Fritz Kreisler:
“Romance op.4”,”La Chasse”, ”Preghiera”, “Liebeslied”, “Liebesfreud”, “La Précieuse”, “Aubade provençale”, “Menuet”, “Scherzo”, “Hungarian Dance”, “Allegretto”, “La Gitana”,”Chanson Luis XIII and Pavane”, “Rondino su un tema di Beethoven”, “Variazioni su un tema di Corelli” ed un “Prelude and Allegro”.


Fritz Kreisler






Fritz Kreisler, divenuto leggendario subito dopo il suo debutto, ed una carriera senza pari, aveva studiato a Vienna e a Parigi intraprendendo subito dopo la carriera concertistica, soggiornando a lungo negli Stati Uniti, a Berlino e a Parigi, stabilendosi infine a New York nel 1939. E’ stato nella vita una curiosa mescolanza di mito e semplicità. Cinquantenne, al culmine della sua gloria e della sua produttività si presentava modesto e affabile, di bell’aspetto. Ha avuto come vicino di casa
Artur Schnabel (pianista e compositore) e Sigmund Freud come amico di famiglia.
Fortemente stimolato intellettualmente da altri illustri artisti come Brahms, Wolf, Hugo von Hofmannsthal e Arthur Schnitzler, come la maggior parte dei bambini prodigio, Fritz Kreisler entrò al Conservatorio di Vienna all’età di sette anni (dove studiò la teoria con Anton Bruckner). Tre anni più tardi ottenne il diploma. Andò poi a Parigi dove fu allievo di Lambert Massart per il violino e di Leo Delibes per la teoria e la composizione.
Massart, il professore che aveva insegnato a Wieniawski e ad altri violinisti celebri, predisse che Kreisler li avrebbe superati tutti.
Dopo l’uscita dal Conservatorio, a 13 anni, intraprese la sua prima impegnativa e grande tournée internazionale negli Stati Uniti, dove più tardi si stabilì definitivamente.
Ebbe modo di tornare ancora in Europa, volendo ampliare la sua cultura generale. Abbandonò il violino e studiò le lingue antiche (greco e latino) e le lingue vive, la grande letteratura, l’arte a Parigi e Roma; si iscrive come studente di medicina all’Università di Vienna, seguendo i corsi per due anni prima di essere chiamato alle armi. Terminato questo periodo, riprende la sua carriera musicale e all’inizio del nuovo secolo si era già assicurato un posto nella storia della musica. Nelle sue composizioni e nelle sue esibizioni Kreisler fa tutto con molta efficacia. Meglio conosciuto per le sue numerose e seducenti miniature, egli ha scritto quartetti per archi intensi e penetranti, lieder sui poemi di Eichendorff e altri poeti, due operette (di cui una per Fred Astaire, alla sua prima new-yorkese) e due canzoni “per football” destinati all’Università del Wisconsin.
Kreisler fece pubblicare per la prima volta, nel 1905, una serie di “arrangiamenti” controversi, su pezzi di autori barocchi e classici poco conosciuti, come Cartier, Martini, Porpora e Dittersdorf. Fu solamente 30 anni più tardi che Kreisler ammise si trattasse di un falso – tutto essendo esclusivamente di sua produzione. Oggi molti di questi pezzi figurano nei repertori di vari strumentisti, tra cui Itzhak Perlman, strenuo e convinto, valido rianimatore delle musiche di Kreisler.

Nello stesso CD “Encores”, della EMI classics, Itzhak Perlman esegue musiche di Manuel de Falla con gli arrangiamenti effettuati da Pawel Kochanski, de Falla consenziente agli adattamenti delle “Siete Canciones populare españolas” composte tra il 1914 e il 1915.

Di Giuseppe Tartini, compositore violinista e teorico musicale istriano (1692-1770), di cui nel CD vengono suonate da Perlman “La Fuga” e “Il Trillo del diavolo”, sappiamo che è considerato un predecessore del grande Paganini. E’ stato insegnante e autore di trattati musicali sull’armonia e sugli abbellimenti musicali e di una amplissima opera strumentale di concerti e sonate per violino; aprì una scuola di violino a Padova che divenne presto famosissima in tutta l’Europa.


Il violinista Giuseppe Tartini e il suo busto marmoreo nella Cappella di Sant'Antonio di Padova, dove è sepolto (sotto).



2 - Itzhak Perlman nel CD “Violin Concertos” della Deutsche Grammophon.



Itzhak Perlman ed il direttore d'orchestra Seiji Ozawa



Altra registrazione, fatta da Perlman, di cui qui si vuol parlare, è il CD della Deutsche Grammophon “Violin Concertos” con la Rapsodia “Tzigane” di Maurice Ravel (1875-1937), per la direzione di Zubin Metha con la New York Philharmonic. In esso troviamo i toni vividi e malinconici della musica degli zingari girovaghi. E’ un amalgama singolare di vivacità spigliata, brio vorticoso e introversione, ma anche impregnata di lacrime e dolore cosmico.
Molti brani della composizione musicale hanno questi momenti contrastanti e trovano espressione nell’alternanza di tempi veloci e lenti. Anche Franz Listz tenne conto di questa impostazione drammaturgica dei diversi caratteri tematici quando compose le sue “Rapsodie ungheresi”. Maurice Ravel riprende questi spunti contrastanti nella sua rapsodia concertante “Tzigane” (1924), dove l’introduzione lenta, con un andamento divagante e istintivo, è affidata unicamente al violinista solista. E qui Itzhak Perlman si muove in un terreno assai congeniale.
Molti di questi momenti musicali contrastanti trovano espressione nell’alternanza dei tempi veloci e lenti. In questa registrazione Perlman dà ampia possibilità di approfondimento al suono dello strumento e allo scorrere della partitura musicale, con un estroso sovrapporsi di forti emozioni, finché i motivi agili, vivaci della seconda parte apportano una svolta ‘risolutiva’ dalla raffinata gamma coloristica.

Nello stesso CD “Violin Concertos” vi sono registrazioni di musiche per violino di Igor Stravinsky (1882-1971) (“Concerto in Re per violino e orchestra”) e di Alban Berg (1885-1935) (“Violin Concerto – To the memory of an angel”) con la Boston Symphony Orchestra diretta da Seiji Ozawa.

In queste tre registrazioni per “Violin Concertos” della Deutsche Grammophon, Itzhak Perlman mette le sue eccezionali doti musicali e le capacità tecniche al servizio di illustri compositori del Novecento, anche se compositori non ancora molto noti e riconosciuti da un vasto pubblico, come Alban Berg. Ciò rivela l’interesse, l’impegno alla ricerca e la volontà senza ostacoli di voler provare partiture “scomode” e difficili, affinché anche l’ascoltatore meno preparato possa farsi un’idea dei “nuovi” suoni e delle intenzioni dell’autore.
Con l’orchestra della Boston sotto la direzione di Ozawa, nella pienezza e nella incisività del suono, appare la vibrante attualità musicale del gioco stravinskiano, con scioltezza e duttilità anche del violinista solista, nel conferire anche a strutture aspre d’accordo una certa piacevolezza.


Itzhak Perlman




Il “Concerto per violino” di Igor Stravinski fu eseguito per la prima volta a Berlino nel 1931, sotto la direzione dello stesso compositore. La parte solistica fu affidata, allora, a Samuel Dushkin, il virtuoso violinista al quale Stravinski aveva dedicato il “Concerto”, violinista a sua volta autore di numerose e brillanti trascrizioni per violino. Notazione curiosa in questo Concerto di Strarvinski è la simpatia concertante, quasi alla maniera della musica da camera, tra il violino solista e l’altro violino dell’orchestra o gruppi di orchestrali, richiamando ascendenze con il “Concerto in Re min. per due violini” di Johann Sebastian Bach.

Nel “Concerto per violino – Alla morte di un angelo” di Alban Berg, composto nel 1935 per un evento terribile e doloroso (la morte per poliomielite della giovane 18enne figlia degli amici Walter Gropius e Alma Malher, alla quale Berg era particolarmente affezionato), vi sono spunti significativi che riecheggiano le musiche corali bachiane d’ispirazione funebre, sebbene Berg riesca a dare una veste sublimata e strutturalmente autonoma alla struggente composizione. Qui Perlman ha particolarmente sentito la necessità e l’esigenza di una solidarietà musicale e umana, con l’autore e la fanciulla, per essere stato colpito egli stesso dallo stesso male. Intenso risulta egli nel partecipare musicalmente ed accentuare con bravura i passaggi del Concerto.



3 – Itzhak Perlman nel CD “Virtuoso Violin” della EMI classics.






Ancora musica spagnola per Itzhak Perlman in questo CD in cui troviamo la “Carmen Fantasy, Op.25” sotto la direzione di Lawrence Foster e la Royal Philharmonic Orchestra e molte altre pezzi di Pablo de Sarasate (1844-1908): la “Zigeunerweisen, Op.20 – Feste Tzigane, Op.20”, la “Romanza Andaluza, Op. 22”, “Zapateado, Op. 23”, altri arrangiamenti di Francescatti, sempre da Pablo de Sarasate, quali “Habanera, Op. 21 n.2",Playera, Op. 23”, “Spanish Dance, Op. 26 n.8”, “Malaguena, Op. 21 n.1", “Caprice basque, Op. 24”.
Inoltre, nel CD, vi sono 6 pezzi di Manuel de Falla dalla “Suite populaire espagnole” (del 1914), con gli arrangiamenti fatti nel passato dal violinista Paul Kochanski (1899-1934); ed ancora, “Spanish Dance” di Enrique Granados (arrangiamenti di F. Kreisler) e la “Danza da la Gitana” di Ernesto Halffter (arrangiamenti del famoso violinista Heifetz). La quasi totalità di tutte le musiche del CD registrate con il pianista Samuel Sanders.

Nella “Carmen Fantasy, Op.25” il grande violinista Pablo de Sarasate, riprendendo il tema della “Carmen” di Bizet ne fa un abbagliante pezzo di virtuosismo. Dopo una introduzione larga, ascoltiamo l’habanera dal 1° atto dell’opera; quindi, una “seguidilla” e altre danze gitane. Itzhak Perlman ci conduce per mano sulle corde del violino dandoci una lettura musicale corposa e particolarmente romantico-passionale, con timbri di sottolineatura riportati per una analisi strutturale dell’opera.




Il pianista Isaac Albeniz

Il violinista Pablo de Sarasate

Il compositore Manuel de Falla, il maggior rappresentante della musica spagnola.

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